I Laboratori di Frascati dell’INFN al Salone Internazionale del Libro di Torino 2018

Si è appena conclusa l’edizione 2018 del Salone Internazionale del Libro di Torino che ha visto la partecipazione dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN). I visitatori hanno avuto modo di interrogare i protagonisti della ricerca su alcune delle più affascinanti tematiche della Fisica Moderna, dalle onde gravitazionali alla materia oscura.
Presso lo stand dell’Istituto, oltre alla rivista Asimmetrie, sono state presentate opere di divulgazione scientifica pubblicate da ricercatori INFN.
Per i Laboratori Nazionali di Frascati vi segnaliamo:

Sergio Bartalucci Scienza e Tecnologia. Che cosa ha fatto l’Europa?
Editore: Aracne editrice leggi di più

Catalina Oana Curceanu Dai buchi neri all’adroterapia. Un viaggio nella Fisica ModernaEditore: Springer – I Blu (2013) leggi di più

Barbara Sciascia Da qui al Big Bang e-book scaricabile gratuitamente

Lucia Votano Il fantasma dell’universo. Che cos’è il neutrino
Editore: Carocci Collana: Citta della Scienza Anno edizione: 2015 leggi di più

Lucia Votano La via della seta. La fisica da Enrico Fermi alla Cina
Editore: Di Renzo Collana : I Dialoghi Anno edizione: 2017 leggi di più

Presidente Fs Ghezzi entra in board istituto Ue innovazione

La presidente delle FS, una renziana di ferro, nominata presidente dal già dimissionario Governo Gentiloni, entra a far parte dell’EIT (European Innovation and Technology Institute), che ha sede a Budapest (link).

Che cos’è l’EIT?

Creato nel 2008, l’Istituto, che avrebbe dovuto ricalcare nella concezione, e non solo nel nome, il famosissimo Massachusetts Institute of Technology (MIT) americano, diventò operativo nel 2010 e poté godere di un budget cospicuo di 300 M€ per il periodo 2008–2013, aumentato a 2.38 G€ per il periodo 2014–2020. Caratteristica unica dell’EIT è la struttura non centralizzata, diversa da quella immaginata dal Presidente della Commissione Europea Barroso nel 2005, che fu subito accantonata per l’evidente difficoltà di creare in pochi anni un’istituzione in grado di rivaleggiare con il gigante americano. Quindi si preferì ripiegare su una soluzione da sempre più congeniale alle strategie europee: una rete distribuita di partner. Così sono state nate le Comunità della Conoscenza e dell’Innovazione (Knowledge and Innovation Communities, KICs), adesso arrivate al numero di tre, e cioè Cambiamenti Climatici, Energia Pulita e ICT. Queste operano attraverso dei concentratori definiti “co–location centres”, sparsi attraverso tutta l’Europa, mentre il quartiere generale dell’EIT resta fissato a Budapest. EIT avrebbe dovuto finanziare i KICs fino a un massimo del 25% del budget totale, in realtà le cose sono andate diversamente. Il compito di allineare partner differenti e la complessità di costruire un terreno comune e di dotarsi di regole comuni si è rivelato molto difficile, in quanto ciò richiede un alto livello di fiducia reciproca fra i partner, una buona struttura organizzativa e manageriale e sistemi di valutazione intelligenti. All’inizio della sua attività appariva chiaro che EIT avrebbe operato soprattutto creando reti di ricerca fra imprese, università e centri di ricerca preesistenti, senza costruirne di nuove e senza rilasciare diplomi europei. Solo in seguito sono stati attivati corsi di avvio all’imprenditorialità, Master e Dottorati con l’etichetta “KIC”, che non hanno finora riscosso molto successo. Già nel 2011 alcuni autorevoli commentatori avevano sollevato fieri dubbi sulla strutturazione e la gestione dell’istituto ma nonostante la promessa di una correzione di rotta ben poco è stato fatto, tant’è che nel 2015 le varie criticità dell’istituto sono state evidenziate in un severo rapporto pubblicato recentemente dalla Corte dei Conti Europea (ECA) che sottolinea “la mancanza di risultati tangibili” ed indica l’urgenza di significative riforme legislative ed operative per il prosieguo dell’attività.

 

‘The State of the Union’, sfida sulla solidarietà in Europa (e l’autoreferenzialità della ricerca scientifica targata UE)

Le stelle d’Europa in parata a Firenze presso l’Istituto Universitario Europeo (10-11 maggio)(Link).

Finanziato dall’UE, l’Istituto Universitario Europeo ha fra gli Enti con sede in Italia uno dei più alti tassi di successo nella competizione per i contratti dell’ERC, l’organo europeo dedicato al finanziamento della ricerca fondamentale. Ci saremmo stupiti del contrario.

Nel periodo 2007-2015 ha ottenuto ben 15 contratti ERC, contro i 26 del ben più grosso CNR, i 22 della “Sapienza” di Roma, i 21 della “Bocconi” di Milano, Le materie che vi sono trattate sono economia, storia, giurisprudenza, scienze politiche, accademia di diritto europeo, da un corpo docente costituito da 78 docenti + 147 fellow e assistenti di ricerca per 600 studenti. Se pensiamo che i ricercatori di staff del CNR  sono circa 5000 e il personale docente della “Sapienza” circa 3400 per 100.000 studenti, beh…delle due l’una: o le nostre strutture di ricerca sono ormai fatiscenti (il che in parte è vero) oppure l’Europa, come si dice della gallina fortunata, “che fa l’uovo e se lo beve”, si fabbrica  i premi e se li dà, tutto da sola

L’Europa in affanno: come far quadrare i bilanci con la Brexit ormai definitiva?

(ANSA) – BRUXELLES, 30 APR – Tagli ai fondi per le politiche agricole e di coesione; maggiori sforzi finanziari da parte degli Stati; nuove condizionalità che regolano i rubinetti degli aiuti: Bruxelles fissa i suoi paletti, per far quadrare il bilancio Ue 2021-2027, ed i Paesi, che nei mesi scorsi avevano già tracciato le loro linee rosse, affilano le armi in attesa del giorno della verità.

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