Ricerca: Italia punta su Mediterraneo e disastri naturali

Tavola rotonda al Parlamento Ue per definire le priorità

BRUXELLES – Definire le priorità italiane in materia di ricerca e sviluppo in vista del negoziato sul bilancio europeo è stato l’obiettivo di una tavola rotonda organizzata al Parlamento europeo dall’Apre, l’Agenzia per la Promozione della Ricerca europea. Presenti insieme a Fabio Donato, Consigliere della Rappresentanza italiana, gli eurodeputati Patrizia Toia (Pd), Massimiliano Salini (Fi), Dario Tamburrano (M5S) e Angelo Ciocca (Lega Nord), membri della Commissione Industria del Parlamento. L’Apre chiede un aumento del 15% del budget europeo destinato ai programmi di ricerca, un’attenzione costante alle piccole e medie imprese, e una “regionalizzazione” dei programmi di ricerca, per coinvolgere maggiormente le regioni in ritardo di sviluppo.(ANSA)

Commento: bene un’attenzione costante alle PMI, anche una regionalizzazione può essere positiva (ma bisogna capire cosa s’intende con ciò), ma un aumento del 15% del budget europeo ASSOLUTAMENTE NO!

Significa aumentare ancora il salasso per l’Italia, che in Horizon2020 perde circa 400 milioni di euro all’anno nella ricerca scientifica competitiva.

L’evoluzione (lenta) della fusione nucleare e come gli americani pensano di accelerarla

Il Plasma Science and Fusion Center (PSFC) del MIT ha scelto la strada più breve per arrivare alla fusione nucleare. L’idea innovativa sta nell’uso di magneti superconduttori ad alta temperatura, che consentono da un lato un grande risparmio energetico rispetto ai conduttori normali (rame), ma dall’altro un innalzamento del campo ben oltre il limite tipico dei magneti superconduttori a bassa temperatura (Niobio-stagno per ITER). L’intensità B del campo magnetico al centro del toroide di ARC/FNSF sarà circa il doppio di quella di ITER, consentendo così un guadagno notevole:

sia in termini di tempo di confinamento del plasma e quindi di guadagno energetico, proporzionale a B3

sia in termini di riduzione di volume e quindi densità di potenza, proporzionale a  B4

(immagini tratte da Z. Hartwig, SPARC Underground – IAP 2017)

Una grande azienda italiana investe in ricerca: ma non in Italia

Buone notizie (ma non tanto) sul fronte della fusione nucleare controllata. ENI ha deciso d’investire ben 50 milioni di dollari su un progetto, SPARC,  per la realizzazione di un reattore prototipo del tipo Tokamak che permetterà, se avrà successo, di ottenere energia utile con costi e tempi molto più ridotti rispetto al megaprogetto internazionale ITER. Il fatto è che tale strumento sarà costruito in America, presso il prestigioso MIT di Boston, e non in Italia, dove esiste un Ente pubblico, l’ENEA, che nel suo Centro Ricerche di Frascati ospita uno dei più importanti laboratori del mondo in questo settore, con grandi professionalità e strutture adeguate a tal fine. In passato l’ENEA ha avuto fra le mani un progetto simile a SPARC, denominato IGNITOR (entrambi sono un’evoluzione del Tokamak ALCATOR-C, pur con caratteristiche diverse), ma ha preferito abbandonarlo, dopo erano già stati spesi parecchie decine di milioni di euro, non ritenendolo congruo con la sua partecipazione massiccia a ITER.

Quindi tre note di biasimo:

  1. per l’ENI, che invece d’investire nella ricerca italiana, preferisce farlo all’estero
  2. per l’ENEA, che attraverso ITER (e più recentemente anche con il suo progetto DTT, destinato all’insuccesso, visti i costi troppo elevati) continua a subire i diktat dell’Unione Europea
  3. per il Governo (non solo questo, anche quelli passati), che dovrebbe svolgere un’azione di coordinamento e di supervisione sui grandi progetti di ricerca, che mettono in gioco l’interesse nazionale, e invece lascia gli Enti pubblici (ENEA) o ex-pubblici (come l’ENI) liberi di fare ciò che vogliono.